Non sono da sola, vero?
Oggi è il mio compleanno e no, non è necessario farmi gli auguri che poi dopo tocca ringraziare. (Se non succede allora ci rimango male)
Sono quattro decadi che non ci faccio pace con il compleanno, anzi, la situazione peggiora mano a mano che gli anni passano.
Sì questa sono io, tonda unenne, a casa della nonna.
Correva l’anno 1979 ed evidentemente le salopette andavano fortissime.
La foto è opera del nonno Vittorio il quale -leggenda narra- avesse il vizio di fare le foto tagliando le teste ai soggetti. Non me lo ricordo perchè mancò quando ero ancora troppo piccola, ma ricordo bene una caratteristica altrettanto leggendaria di mia nonna Elvira, sua moglie: lo zoccolo.
Dalla foto in basso a destra si evince anche il pavimento in cementine del tinello, chi se lo ricorda il tinello? Tra l’altro oramai una parola in disuso, tinello, perchè oggi è tutto “living”, ma una volta le case avevano: una cucina bugigattolo E il tinello, ossia la sala da pranzo nella quale c’era sempre una poltrona o un divano e la TV funzionante solo la sera. La sala vera e propria la si usava un paio di volte nella vita, almeno mia nonna.
Il fatto che io sappia cosa diamine sia il tinello è un indizio.
Sono nata in quegli anni dove la parte della casa “buona”non si usava e tali case, molto spesso, erano dotate di telefono vintage e pure duplex.
Questo vuole dire essere Xennial, quale sono.
Non odio i compleanni per via dell’estinzione del tinello -anche se…a ben pensarci…-, ma perchè è come il Capodanno e perciò c’è sempre sta aspettativa da “presa della Bastiglia”.
Quando si è in versione mignon è d’obbligo la festicciuola,
la riuscita della quale è direttamente proporzionale all’ego di genitore 1 e/o 2; quando cresci effettivamente va un po’ meglio perchè insomma, puoi sempre fare una cosa semplice con le tue persone preferite, però mano a mano che si macinano gli anni, macina pure l’aaaaaaaansia.
l’Ansia da prestazione.
Oddio ho 30 anni e non ho combinato niente, oddio ne ho 40 e guarda che poratcha che sono, oddio ne ho 50 e mi cade l’interno coscia, oddio…insomma.
Le aspettative, le aspettative sono una brutta, brutta cosa. I percorsi prestampati, i milestone fittizi, l’accurata discriminazione di ciò che è felicità e ciò che non lo è.
Mi capita da tre lustri questa cosa, la cosa della felicità a un passo e fuori dalla mia presa: in pratica mai una gioia, ma spiegato bene.
E lo sapete qual è invece la parte tragica? Anche se sembra impossibile esiste un lato più tragico, giuro. Che io LO SO perfettamente che sono seghe mentali, ma il giorno del mio compleanno è il giorno del “periodo ipotetico dell’irrealtà, misto alle lacrime sul latte versato”.
Mi crogiolo in un ipotetico e irreale latte versato/lacrimato di una vita che a ben vedere, non è la mia!
Una tragedia IMMANE.
Mi trascino verso il genetliaco (si vede che ho fatto il classico eh….Gramelliniiiii non serve a un cazzo il classico, a cosa serve sapere la parola genetliaco!)-
Dicevo, mi trascino verso il giorno del compleanno cupa e pensosa come una vecchia megera, invece di saltellare allegra come una Katy Perry qualsiasi con tanto di squali ballerini al seguito.
Allego diapositiva.
Ma voi, voi? Come vi viene voglia di festeggiare tutta questa terrificante cosa?
Non me ne ricordo UNO di compleanno, questo denota un certo talento a dimenticare roba brutta (e non imparare una zoca, per altro, ma vabbè).
Forse un paio, sì due sicuro. Il primo l’anno scorso, mi piace vincere facile, perchè ho mangiato la sapateira recheada.
Diapositiva:
L’ altro ricordo compie circa trentacinque anni buoni.
Avevo tutta la classe in giardino, ma tipo TUTTA e ad un certo punto quel gruppo ampiamente minorenne aveva del tutto mollato il freno: gente che si rotolava nella terra, gente che correva, gente che piangeva zozza e disperata perchè non voleva tornare a casa e io?
Io ESAUSTA, col solo desiderio che il cane sbranasse il popolo venuto a festeggiarmi.
Poi son nata a Febbraio, che mese del cazzo è Febbraio?
Poi sono Pesci ascendente Leone, cioè? Vogliamo parlarne? No.
Oggi è il mio compleanno e dove sto? Eh? Dove sto?
Negli anni ho affinato un talento rarissimo: abbracciare con forza ogni tipo di adorabile sbattimento, ogni tipo di causa persa, ogni tipo di impegno sociale “fitted for underdogs”, perchè voglio cambiare il mondo, capito?
Perchè sulla mia lapide ci devono scrivere:
“Era una cara persona, salutava sempre e non era una serial killer, ha provato a cambiare qualcosa, ci si è estinti comunque, ma vabbè non ha lasciato nulla di intentato, anche se non ha mai preso la pensione perchè ha deciso di diventare freelance, prima e freelance ed expat, poi, per cui ha rinunziato fin da subito alle ricchezze, non se n’è spogliata come San Francesco, ha prevenuto ampiamente”
(comunque di sti tempi, salutare è raro signora mia)
Ho perso il filo di nuovo.
Dicevo. Dove sto il giorno del mio quarantacinquesimoportatibeneperò compleanno? Eh? Dove sto?
Al seggio per le Primarie del PD: “Fù piddina”. Scriveranno sulla lapide, pure.
Dite se non sono una causa persa in partenza? Sono.
Sono felice? No, meno male.
Essere felici non è una condizione umana.
Cercare la felicità è la condizione umana.
La felicità è un fuoco, un cerino, capita di rado quando meno te lo aspetti e capita per le cose che valgono davvero e che magari non sai.
La luce scintillante, la serenità e i traguardi di chi vuoi bene, un problema risolto, una pennichella al sole, la certezza di fare del bene indipendentemente da un grazie e da come andrà, i ricordi che conservi da una fotografia anche se fanno male…perchè lo puoi fare, tu puoi ricordare.
E ancora, un abbraccio che aspettavi di dare da tanto, un momento di solitudine, la risata sincera di una persona che non sei tu, il coraggio di pensare e parlare con gentilezza, il primo passo che sia tuo o di chissà chi perchè in fondo la Vita può andare solo in una direzione: avanti.
Forse è un cambio improvviso di rotta quando non ti aspettavi più nulla.
Forse è l’empatia, che sempre più di rado viene accarezzata.
Certamente è una panchina, di quelle belle, sotto l’ombra di un albero quando fa molto caldo, dove puoi sederti e riposare, ma non è tua. Si condivide.
La felicità è strana, vero?
Buon compleanno a me e grazie infinite a te che leggi.
Leggere fino a qui sotto è stato eroico!
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Il tinello l'anticamera della felicità dai <3
No vabbe', ho riso come una matta! Auguri cara "mai 'na gioia" !